Feste natalizie: la pratica della generosità

Arriva il Natale e lo slogan «dobbiamo essere tutti più buoni»: è ben noto invece, che in realtà, spesso siamo soltanto tutti più nervosi. 

In questo periodo dell'anno spendiamo molte energie in preparativi, nell’organizzare momenti conviviali e ci affanniamo alla ricerca dei regali, che sono “simboli di bontà» e soprattutto della generosità che è meramente e falsamente richiesta in questo momento. Certamente c'è un po' di piacere nel fare questo, ma, presi dall'urgenza delle feste e dai mille impegni, raramente ci soffermiamo sull'energia che un dono porta con sé.La generosità è importantissima: nella pratica buddhista viene considerata la base di un percorso che aiuta il praticante a lavorare sul proprio ego e sulle afflizioni che imbrigliano la sua mente, tramite l'acquisizione della costante consapevolezza delle proprie azioni. Il primo aspetto del donare indica una rinuncia a qualcosa che potremmo tenere per noi stessi per beneficiare qualcun altro: non solo «cose materiali», poiché il dono può anche essere inteso come l'impegno che si dedica per la cura di un familiare, il mettersi in ascolto di un amico in difficoltà che necessita di un consiglio, o l'amore, l'amicizia, il conforto che possiamo dare ai nostri cari e anche a persone che non fanno parte del nostro stretto entourage, ma che ne hanno bisogno. 

Un altro aspetto della generosità riguarda l’accettare un dono: infatti quando siamo noi a ricevere un regalo gradito e inaspettato, ci sentiamo subito «in debito» e fatichiamo ad accettarlo, anche se la persona che ci sta porgendo qualcosa, non si aspetta sinceramente nulla in cambio. Anche ricevere un dono che non ci piace particolarmente, mette alla prova: tendiamo a svuotare completamente di significato quell'atto di generosità, come se il valore materiale corrispondesse al valore del gesto.

Donare e ricevere hanno entrambi una base di generosità su cui possiamo riflettere: molti movimenti della nostra mente a riguardo sono opera del nostro ego che ci fa credere di essere al centro dell'universo, soli e separati gli uni dagli altri, spostando completamente la nostra attenzione da ciò che è davvero importante: quell'atto di relazione con l'altro, veicolato da un dono. 

Secondo l'insegnamento del Buddha la pura generosità è una scelta, una rinuncia gioiosa, che non si aspetta nulla in cambio.

Un altro punto importante legato alla pura generosità è quello del «donare ciò di cui la persona ha bisogno» e questo non ha nulla a che fare con un valore materiale. Se non è  facile donare un oggetto che sia gradito, soprattutto se non conosciamo bene la persona che lo riceverà, è certamente ancora più difficile donare un consiglio o un aiuto: occorre immedesimarsi nell'altro, lasciando andare le proprie preferenze, imputazioni, aspettative.La pura generosità nel sentiero del Buddha, è rappresentata dalla ritualità delle offerte, che vengono tradizionalmente fatte ai Maestri e ai Buddha in occasione di insegnamenti, preghiere e cerimonie, anche nella propria pratica quotidiana. Tra queste non ci sono solo le offerte materiali (acqua da bere, acqua per lavarsi, fiori, incenso, luce, profumo, cibo, musica), ma anche quelle donate mentalmente come le proprie qualità positive più alte, i propri «meriti» impegnando così il praticante in qualcosa di più elevato di un dono tangibile, ovvero il dono di una parte pura e preziosa di sé. 

È chiaro che praticare la generosità così intesa non è facile, ma conoscere e ricordare questi aspetti può aiutarci ad essere consapevoli di noi stessi e delle nostre azioni. Che sappiamo riconoscerlo o meno, ogni azione che compiamo genera un effetto che porterà felicità o sofferenza nella nostra vita e in quella degli altri e avere la consapevolezza di come e perché agiamo, equivale a creare sempre più felicità per noi stessi e per chi ci sta attorno.

Vivere il momento del Natale con un'attenzione particolare al proprio modo di dare e ricevere ci può davvero portare nell'essenza spirituale del periodo, un esercizio che, per i benefici che potremmo sperimentare, potrebbe diventare una vera pratica quotidiana.


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