Quarto anello: nome e forma

«Condizionati dalla coscienza sorgono nome e forma. Cos’è il nome? I quattro aggregati privi di materia. Quali sono questi quattro? L’aggregato della sensazione, l’aggregato della percezione, l’aggregato delle formazioni mentali e l’aggregato della coscienza. Che cosa è la forma? Tutto quello che ha forma materiale e che è formato dai quattro grandi elementi. Insieme nome e forma costituiscono un unico essere».

Nella terza vigilia prima dell’illuminazione, il Buddha realizzò in modo perfetto la profonda progressione causale che genera la sofferenza. Si tratta del processo globale del divenire di tutti gli esseri, nel quale nascita e morte non sono inizio e fine di un processo chiamato vita, ma sono eventi facenti parte di una sequenza ciclica senza fine, caratterizzati dall’impermanenza e dalla continua trasformazione.
Questa sequenza viene spiegata dal Buddha nel «Sutra della coproduzione condizionata», suddivisa in dodici livelli legati tra loro da una relazione causale. Questa relazione di causa-effetto difficilmente viene compresa dagli esseri, che in questo modo non hanno la capacità di superare la dimensione della sofferenza auto-generata e la cui formazione non ha origine, ma fa parte di una ciclicità.
Anche l’ultimo anello, che è la morte, è la conseguenza degli anelli precedenti e causa, a sua volta, di un nuovo ciclo. Dopo aver parlato del primo anello, l’ignoranza, del secondo con le formazioni karmiche e del terzo con la coscienza, analizziamo il quarto anello: Nama-Rupa, cioè il nome e la forma.
La mente o coscienza ha necessità di essere sostenuta da una forma: dove c’è una forma c’è anche un nome, per questo nome e forma sono strettamente legati. La coscienza, con la rinascita, assume una forma cioè un corpo che viene costituito dai cinque elementi:

  • lo spazio, che permette la formazione e la crescita di organi e apparati;
  • il vento, che muove i processi vitali e fornisce energia di movimento;
  • il fuoco, che fornisce il calore necessario allo svolgimento delle funzioni vitali;
  • l’acqua, che fornisce l’elemento liquido ed equilibra il calore;
  • la terra, che fornisce la parte solida, il sostegno del corpo.

La forma caratterizza una mente o un determinato fenomeno; nel medesimo modo, essa stessa è caratterizzata dalle sue propensioni e stabilisce la relazione con la forma che si manifesta. Nome e forma si rafforzano. Quando diamo un nome alla paura, definendola per esempio «la paura dei cani», questa diventerà sempre più importante, creando sofferenza. Ciò che avremo fatto sarà stato rendere «solida» quell’emozione quando invece è vuota di un’esistenza inerente, come tutti i fenomeni.
Il nome è vibrazione ed è ciò che rende molto potente la relazione tra nome e forma. Essa può portare a una trasformazione della forma: ecco perché con l’energia dei mantra possiamo interagire su questa. C’è dunque un aspetto fondamentale di trasformazione tra il nome e la forma: nel buddhismo, quando si prende rifugio in Buddha, Dharma e Sangha, il Lama dà un nuovo nome al discepolo poiché ciò equivale a una rinascita per la persona, quindi a una nuova forma, che richiede un nuovo nome. Cambiando la forma, anche la mente verrà coinvolta dal cambiamento. Corpo (forma), parola (vibrazione, nome) e mente (coscienza) sono le tre porte di trasformazione nel tantra, attraverso le quali possiamo fare il percorso verso l’illuminazione.


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