Il terzo anello: la coscienza

«Condizionata dalle formazioni karmiche sorge la coscienza. Che cos’è la coscienza? Vi sono sei tipi di coscienza, cioè la coscienza visiva, la coscienza uditiva, la coscienza gustativa, la coscienza olfattiva, la coscienza corporea e la coscienza mentale»

Il Buddha realizzò come la vita o esistenza di un essere non sia un insieme di eventi dettati dal caso, ma un vero e proprio processo segnato dalla legge di causa ed effetto.
In particolare, Egli individuò dodici livelli legati dalla relazione di causalità, che si svolgono in una sequenza ciclica e senza soluzione di continuità. Questi dodici anelli rappresentano il modo in cui un essere crea la propria sofferenza senza riuscire a interrompere il proprio samsara, ossia il ciclo di vita, morte e rinascita. Abbiamo già parlato del primo anello, l’ignoranza, e del secondo, le formazioni karmiche, il terzo anello che il Buddha indica è la coscienza. In sanscrito, definita con il nome di Vijnana, la coscienza è il fenomeno mentale che sperimenta ciò che viene visto, udito, odorato, gustato e toccato. Significa «coscienza di», ossia comprende la consapevolezza delle sensazioni e dell’attività mentale. Si presenta in modo articolato: potremmo paragonarla a una scimmia che, dentro ad una casa, si affaccia velocemente a tutte le finestre, apparendo a un osservatore esterno come un branco di scimmie…
Per questo motivo se ne parla anche al plurale: viene suddivisa nelle cinque coscienze sensoriali (vista, udito, odorato, gusto, tatto) più la coscienza mentale, equiparata a un senso il cui oggetto di percezione sono i pensieri, esattamente come per la coscienza visiva l’oggetto sono le forme, per quella uditiva i suoni, per quella olfattiva gli odori, per quella gustativa i sapori e per quella tattile il tangibile. Oltre a queste sei coscienze si parla di Cinquantuno Fattori Mentali, che descrivono nel dettaglio le varie funzioni e manifestazioni che una mente può avere. La coscienza di fatto ci relaziona a tutto ciò che ci sta intorno, ma anche a ciò che sentiamo di essere. Sicuramente coinvolge il cervello, ma è molto più di questo. È ciò che ci può portare alla felicità o alla sofferenza. Una mente priva di saggezza sviluppa propensioni negative che si tramutano poi in azioni e pensieri che costituiranno la base per una serie di situazioni karmiche di sofferenza. Nella sua essenza la mente è una presenza luminosa, chiara, in grado di conoscere qualunque oggetto; liberata dalle ostruzioni mentali (emozioni conflittuali come ignoranza, odio, attaccamento, pigrizia, invidia, gelosia, avarizia… ) ci permette di comprendere la vera natura delle cose e sviluppare la felicità… e non è mai troppo tardi per intraprendere questo percorso!


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