Sesto anello: il contatto
«Condizionato dalle sei basi sensoriali sorge il contatto. Che cos’è il contatto? Vi sono sei tipi di contatto: il contatto dell’occhio, dell’orecchio, del naso, della lingua, del corpo e della mente»
Nella grande disamina del processo del divenire come quello dei «Dodici anelli della coproduzione condizionata», il Buddha mette l’accento su come ognuno di questi anelli sia relazionato all’altro in un’interdipendenza che li lega insieme. Alcuni di questi processi sono addirittura simultanei, come accade tra il quinto e il sesto anello.
Il contatto infatti è parte integrante del quinto anello (le sei basi sensoriali), poiché si tratta della connessione tra le basi percettive interne e gli oggetti esterni, correlati con le coscienze dei cinque sensi, più quello della mente. Se non esistessero le sei basi sensoriali, non esisterebbero neanche i relativi contatti con le basi esterne.
Quando un organo di senso (la base interna) entra in contatto e quindi si unisce con il proprio oggetto di percezione sensoriale (la base esterna) per mezzo del potenziamento, si produce la coscienza sensoriale.
Se gli occhi entrano in contatto con le forme, le orecchie con i suoni, il naso con gli odori, la lingua con i sapori, il corpo con gli oggetti tattili, la mente con gli oggetti mentali e tutte le basi interne sono perfettamente funzionanti, sorgerà la corrispondente coscienza sensoriale visiva, uditiva, olfattiva, gustativa, tattile e mentale come elaborazione del processo di percezione diretta dei nostri cinque sensi.
Cosa significa contattare? Il contatto è quel momento in cui incontriamo qualcosa o qualcuno e da cui nasce una sensazione piacevole, spiacevole o neutra. Di conseguenza, una sensazione piacevole creerà attaccamento, una spiacevole, allontanamento.
Siamo generalmente bravi con la tecnologia odierna a metterci in contatto velocemente con tutto il mondo, tanto che i social media ci aiutano a divulgare continuamente messaggi e a scambiarci informazioni, ma siamo altrettanto bravi a contattare qualcosa di noi stessi?
Nel buddhismo il contatto è inteso, a più largo spettro, come un contatto interiore, intimo con il proprio essere, con la propria mente. Contattare significa quindi prendere consapevolezza della propria mente ed esprime il momento in cui possiamo essere noi stessi, senza etichette né sovrapposizioni: è il momento in cui siamo in meditazione con gli occhi socchiusi e le gambe incrociate e stiamo perfettamente nel qui e ora. Questo è ciò che intende il Buddha e da qui si sviluppa la consapevolezza mentale a cui aspirare: il contatto non implica infatti una discriminazione o un controllo, ma soltanto la cognizione precisa di se stessi.
Il sesto anello è un punto importante dei dodici perché da esso abbiamo il potere di generare una mente soffice oppure ostile e per questo sottende la nascita della sensazione (che affronteremo nel settimo anello) e sempre un processo di consapevolezza mentale alla base.
Quando la nostra mente non è educata, percepisce ogni fenomeno slegato, separato da tutto il resto e questo crea sofferenza perché non viene né rispettata, né capita la concezione fondamentale che sta a monte di ogni evento: la legge di causa ed effetto che unisce tutti gli eventi. È la legge della causalità definita dal Buddha già nel primo anello.
Una mente attenta ed educata invece imparerà a riconoscere il contatto interdipendente che lega un evento con un altro sviluppando consapevolezza di sé e quindi un corretto contatto con tutti i fenomeni che si presentano. Allenarsi a fare questo è un esercizio quotidiano che ci permette di ripulire le relazioni con noi stessi, con le altre persone e con tutto il mondo che ci circonda.
Contattare qualcosa o qualcuno diventa quindi la consapevolezza di contattare prima la nostra mente e poi l’oggetto esterno.
Si veda il riferimento a pag. 38 di «Preparazione mentale alla morte per un’esistenza senza paure» di Lama Dino Cian Ciub Ghialtzen.