Il decimo anello: il divenire

«Condizionato dall'attaccamento sorge il divenire. Che cos'è il divenire? Vi sono tre specie di divenire, vale a dire il divenire nella sfera dei piaceri sensuali, il divenire nella sfera della materia, il divenire nella sfera al di là della materia»

La continuità che si sviluppa a partire dal contatto (sesto anello), attraverso la sensazione (settimo anello), che richiama brama o desiderio (ottavo anello) e si trasforma in attaccamento (nono anello), porta al decimo anello: il divenire.
Sappiamo che la catena dei dodici anelli è causale, cioè ogni livello causa il successivo e non c'è un vero e proprio inizio, anche se l'ignoranza (primo anello) è la matrice di tutta la sofferenza che un essere può vivere ed è un aspetto relazionato a diversi anelli.
Che cos'è il divenire? È un karma concretizzato, che si svolge in un determinato spazio-tempo. Karma significa azione. Anche la comprensione di come funzioni il karma è legata alla relazione di causa-effetto: ogni fenomeno nasce da un elemento che l'ha condizionato. C'è un karma positivo, che nasce da azioni virtuose; c'è un karma negativo, generato da azioni dannose, e c'è un karma neutro generato da azioni né positive né negative (come per esempio uno sbadiglio, o il dormire).
Nel secondo anello abbiamo analizzato le formazioni karmiche, cioè le propensioni che possono crearsi e restare nella nostra mente, legate ad azioni compiute in questa o altre esistenze. Per esempio una persona può aver coltivato l'invidia, in modo continuativo, condizionando così la propria mente ad un'abitudine che resta nella coscienza come nucleo potenziale. La mente è un contenitore che si relaziona con tutti i fenomeni attraverso le coscienze sensoriali: è essa stessa una coscienza sensoriale. È nella mente che si forma il karma. L'azione è l’esternalizzazione di ciò che la mente ha già costruito, il divenire è un karma potenziato e strutturato che, trovando cause e condizioni, si manifesta inevitabilmente.
Il decimo anello spiega quindi come una propensione karmica, un'impronta che era una potenzialità, possa, nella sequenzialità del processo dei dodici anelli, diventare concretamente parte dell'esistenza di un essere. Affinché un'azione diventi karmica occorrono quattro concomitanze:

  • l'intenzione o motivazione a compiere l’azione;
  • la progettualità, un modo di vedere l’azione, che si struttura nella mente;
  • il compimento effettivo dell’azione;
  • il percorso mentale legato alla soddisfazione per aver compiuto l’azione.

Se manca uno di questi aspetti non si può affermare che vi sia un’azione karmica positiva o negativa; viceversa, un’azione compiuta rispettando questi punti, crea un karma proiettante che prima o poi si manifesterà.
Diventa dunque evidente come sia fondamentale curare la motivazione delle azioni che facciamo, così come è importante porre attenzione ai pensieri che effettuiamo dopo aver compiuto l’azione. Per esempio, se dono a un mendicante una moneta per «togliermelo di torno», o con pensieri di scherno nei suoi confronti, anche se ho fatto un’azione di generosità, non avrò generato un karma completamente positivo. Stessa cosa se dono la moneta con una buona motivazione, ma poi mi rammarico di aver dato proprio quella moneta... che ora mi servirebbe tanto per pagare il caffè!
L’insegnamento del Buddha porta ad avere una consapevolezza sul movente delle nostre azioni: è la mente che sceglie l’azione da compiere in base alla motivazione sottostante. Poiché anche la felicità è causata ed è un aspetto del karma positivo, possiamo scegliere di mettere nella nostra vita sempre più cause positive, che sono cause di felicità!


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