Secondo la Medicina tibetana sta iniziando la prima parte dell’inverno e, a dimostrazione del fatto che qualcosa nel nostro organismo sta cambiando rispetto alla stagione appena lasciata, sono le risposte alla domanda «Come stai?».
Torcicollo, contratture, starnuti, influenze, tosse, dolori vari, sono l’attuale emergente condizione di molte persone.

Essendoci inesorabilmente allontanati da una tradizionale saggezza popolare che raccomandava «usi e costumi» atti a prevenire malesseri, ci siamo abituati a questi sintomi stagionali che si presentano ciclicamente ogni anno, apparendo normali.
Sicuramente molti rimedi efficaci si possono utilizzare per riportare un corretto stato di salute, ma si tratta di un livello di attenzione sufficiente per prepararsi all’avanzare dell’inverno più rigido? Oppure sono messaggi del nostro corpo che, se ignorati, ci segnalano che sarà una stagione «difficile»?

Ma perché accade questo?
Cosa possiamo fare?

La Medicina tibetana contempla sei cicli climatici più un «periodo di mezzo» costituito da diciotto giorni interrelato tra le quattro stagioni.
È terminato da poco l’arco di diciotto giorni che ha collegato l’autunno all’inizio dell’inverno considerato «più leggero»: da qui entriamo nel clima particolarmente connesso con l’elemento Acqua, che si relaziona nel nostro corpo con i canali che sorreggono energeticamente rene e vescica.
Lama Dino Cian Ciub Ghialtzen, nei seminari dedicati ai Cinque Elementi e ai Tre Umori, fornisce le basi per comprendere cosa sta accadendo nel nostro organismo: è proprio in questo momento dell’anno che «entra in campo» l’Energia dell’Elemento Acqua, che coinvolge l’Umore Flemma (Terra+Acqua), protagonista della stagione invernale.
In questo periodo, le energie del nostro corpo si riducono e, in particolar modo nel compiere lavori fisici, quella di reni e vescica: mantenere le stesse abitudini, gli stessi ritmi di attività senza considerare il cambiamento delle condizioni esterne e interne, tocca il nostro livello fisico/energetico diventando pericolosamente dispendioso per il nostro sistema biofisico.
I primi segnali di squilibrio sono stanchezza, sonno, malumore, fino ad arrivare a sintomi fisici che richiedono antinfiammatori e rimedi per disagi a livello respiratorio. Lo stress e l’attività continua, se nei mesi passati venivano reintegrati facilmente nel metabolismo complessivo, ora diventano un peso favorendo fatica e debolezza.

Il primo consiglio è diminuire lo stress richiesto dalle attività fisiche: rallentate!
Il secondo consiglio è iniziare a introdurre cibi con qualità e temperatura «calde», per esempio: pasta di grano saraceno, pasta di mais, carne vaccina, verdure di stagione, legumi, noci, arachidi, nocciole, semi di sesamo, peperoncino, timo, rosmarino, maggiorana e tisane con zenzero.
Se si presentano degli edemi negli arti inferiori, si possono introdurre rimedi dolcemente drenanti, come tisane con frassino, faggio, betulla.
Terzo consiglio è tenere sempre al caldo tutto il corpo, in particolare la zona delle reni e l’area lombo-sacrale con una fascia o una pashmina.
Quarto consiglio: se non si può accedere ai rimedi specifici della Medicina tibetana, usare in via preventiva Ribes Nigrum e Rosa Canina, in preparazione come macerato glicerico oppure anche in tisana.

La prevenzione che la Medicina tibetana offre è la vera protezione contro le insidie di una stagione difficile quale è l’inverno: Lama Dino Cian Ciub Ghialtzen ha dato specifici e preziosi insegnamenti nel seminario «Equilibrio e benessere nella medicina tibetana nel periodo invernale».
La parte dedicata a «Dietetica e alimentazione» è visibile sul nostro canale YouTube.

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